L’Università di Trento presenta uno studio sul “GPS” dei concetti
Febbraio 2020

Anche il cervello usa il GPS

Orientarsi tra le stanze di una casa e tra le vie di una città, oppure tra dei concetti. Per il cervello umano le cose non cambiano: per affrontare il compito utilizza le stesse aree e i medesimi schemi. È come se “riciclasse” ciò che fa per muoversi in uno spazio fisico anche per navigare nel mondo delle idee.

Il riscontro sperimentale, a quella che finora era stata solo un’ipotesi avanzata da molti tra cui il premio Nobel Edvard I. Moser, arriva dai laboratori dell’Università di Trento, dove un gruppo del CIMeC - Centro interdipartimentale mente/cervello è riuscito a dare evidenza all’analogia tra movimento fisico e astratto con uno studio pubblicato recentemente sulla rivista “Journal of Neuroscience”.

La scoperta spiega anche l’efficacia delle tecniche mnemoniche utilizzate per imparare e consolidare in memoria nomi, date o eventi, come quella dei loci e le mappe concettuali. Il parallelismo tra quanto accade nel mondo fisico e in quello delle idee apre, tra l’altro, un’ulteriore chiave per interpretare il decadimento fisico (con la difficoltà a orientarsi anche in casa) e cognitivo (con i problemi di memoria) che caratterizzano le persone malate di Alzheimer, che presentano un’atrofizzazione delle aree neuronali deputate ad entrambe le funzioni.

Lo studio di UNITN e CIMeC

Lo studio mette in evidenza la bontà del Sistema Trentino della ricerca e dell’innovazione: è la prima volta che un gruppo di studiosi riesce a provare che il cervello umano utilizza mappa spaziali simili per orientarsi nei luoghi fisici e negli spazi concettuali.

L’esperimento è stato svolto nei laboratori di Neuroimmagini funzionali del Centro interdipartimentale Mente/Cervello dell’Università di Trento. Il team di ricerca ha chiesto a un gruppo di partecipanti di imparare a riconoscere e nominare delle categorie di nuovi oggetti, mai visti prima, diversi tra di loro per la combinazione di due caratteristiche, grandezza e frequenza di suono prodotto, costruendo così un nuovo spazio concettuale a due dimensioni. Presentando in sequenza le diverse parole e i diversi oggetti appresi e misurando l’attività neurale attraverso la risonanza magnetica funzionale si è scoperto che le stesse aree cerebrali coinvolte nella navigazione nello spazio si attivano anche durante l’elaborazione dei nuovi concetti. In particolare, queste aree individuano le caratteristiche necessarie (direzione e distanza) per ricostruire fedelmente il "percorso" effettuato dal pensiero nel passare da un concetto all'altro.

L'articolo, pubblicato sul Journal of Neuroscience è disponibile qui: "Distance and direction codes underlie navigation of a novel semantic space", 14/2/2020, Simone Viganò e Manuela Piazza.