
Non produce emissione di C02 quando viene utilizzato, può essere prodotto da fonti rinnovabili, è sfruttabile in settori difficili da elettrificare (come acciaierie, cementifici, trasporto pesante e aviazione), facilita l’accumulo e il trasporto di energia e favorisce l’indipendenza energetica.
È innegabile: l’idrogeno è a pieno titolo uno dei vettori più promettenti per il futuro della decarbonizzazione. Sebbene quindi non rivesta ancora un ruolo preponderante all’interno del mix energetico e venga utilizzato prevalentemente come feedstock (materia prima), è ormai chiaro che non si potrà fare a meno di questo prezioso elemento per raggiungere la neutralità climatica prospettata nel Green Deal entro il 2050. Lo sa l’Unione europea, che vorrebbe fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero. Lo sanno gli scienziati e il mondo della ricerca. Lo sanno anche le imprese più illuminate. Ma è solo grazie alla collaborazione dei territori, che questo ambizioso obiettivo potrà vedere la luce.
Il Trentino ha capito da tempo l’importanza dell’idrogeno e sta spingendo in quella direzione con progettualità e investimenti, che abbracciano sia la sfera pubblica, sia quella privata. Citando le iniziative più importanti avviate negli ultimi anni, troviamo la realizzazione di una Hydrogen Valley trentina su zone industriali dismesse (14 milioni in ambito PNRR), il coinvolgimento del Trentino nel progetto Amethyst (ambito turistico) e due finanziementi IPCEI: a Green Energy Storage e Fondazione Bruno Kessler (59 milioni di euro per lo sviluppo di tecnologie legate all’idrogeno), e a UFI Hydrogen (per il progetto Hy2Move, dedicato alla catena del valore dell'idrogeno).
È evidente che, in questo contesto, il ruolo delle istituzioni è di primaria importanza. Spetta alla pubblica amministrazione, infatti, il compito di appoggiare imprese e centri di eccellenza, veicolare le risorse nel modo corretto, ideare progetti che coinvolgano il più ampio numero di attori in campo, creare reti virtuose con gli altri poli a livello internazionale e stimolare una cultura favorevole all’inserimento dell’idrogeno sul territorio.
Riteniamo quindi interessante soffermarci ora su due particolari progettualità approvate dalla Provincia autonoma di Trento a inizio di quest’anno, che tracciano in un certo senso una linea netta verso il futuro: il documento strategico “Hydrogen Roadmap Trentino” e il progetto di realizzazione del Polo dell’Idrogeno.
Hydrogen Roadmap Trentino: l’attuazione del PEAP
Approvato dalla Giunta provinciale il 31 gennaio 2025, il documento strategico “Hydrogen Roadmap Trentino” va ad attuare il PEAP (Piano Energetico Ambientale Provinciale) e si pone due importanti obiettivi: tratteggiare la situazione attuale per quanto riguarda la produzione e l’utilizzo di idrogeno verde sul territorio provinciale e, su quella base e dati quei presupposti, delineare la strategia per il raggiungimento degli obiettivi fissati al 2030 (diminuzione del 55% rispetto al 1990 delle emissione di gas climalteranti) e al 2050 (zero emissioni).
PEAP, storia e obiettivi: leggi l’approfondimento di Invest in Trentino >>
L’idrogeno in Trentino: R&D e centri di eccellenza
Dal documento emerge che il Trentino è ben posizionato come polo tecnologico per la filiera dell’idrogeno. Sul territorio sono presenti infatti numerosi centri di eccellenza che lavorano allo sviluppo di tecnologie. Tra questi Fondazione Bruno Kessler, Fondazione Edmund Mach e Università di Trento guidano la R&D su produzione (elettrolisi, fotocatalisi), stoccaggio, trasporto e applicazioni (mobilità, industria, edilizia).
Anche la Provincia ha un ruolo attivo nella ricerca e sviluppo, specialmente in ambiti come meccatronica e componentistica, in quanto catalizzatrice di investimenti da parte di aziende interessate a queste tecnologie. I settori industriali coinvolti sono principalmente tre:
- Industrie manifatturiere: sviluppano tecnologie per la filiera dell’idrogeno rinnovabile, soprattutto nella produzione
- Aziende di processo e produzione locale di idrogeno: sono coinvolte nella realizzazione di impianti e nell’uso di fonti rinnovabili
- Aziende per infrastrutture e usi finali: si occupano di logistica, distribuzione e utilizzo dell’idrogeno
Prospettive future: mobilità e sistema termico
Dal PEAP e dal documento strategico “Hydrogen Roadmap” emerge che l’idrogeno è un settore che ha un forte potenziale in Trentino, ma la cui diffusione sarà graduale e localizzata, con utilizzi mirati e pilota, soprattutto in zone montane o industriali. In provincia di Trento sarà sfruttato principalmente per la mobilità e il sistema termico:
- Mobilità: si prevede l’utilizzo sperimentale di idrogeno per autobus a celle a combustibile e mezzi pesanti/logistici, per i quali sono da realizzarsi stazioni di rifornimento integrate con altre infrastrutture di mobilità sostenibile. Autobrennero realizzerà sulla A22 quattro stazioni entro il 2026 grazie a 15 milioni di finanziamento in ambito PNRR.
- Sistema termico: è promossa la miscelazione idrogeno-gas naturale nelle reti civili esistenti (fino al 20%) e un possibile uso nei sistemi di teleriscaldamento, sempre in ambito civile (il 92% delle caldaie trentine è compatibile con questa percentuale di miscelazione).
Il Polo Idrogeno
Un altro tassello chiave nello sviluppo di questo settore è la creazione di un Polo tecnologico interamente dedicato all’idrogeno (progettualità approvata dalla Giunta provinciale il 31 gennaio 2025), che si andrà ad aggiungere agli altri due poli scientifico-tecnologici già presenti in provincia. Sarà un’infrastruttura innovativa gestita da Trentino Sviluppo, che ospiterà il Centro Sustainable Energy della Fondazione Bruno Kessler e nuove realtà imprenditoriali specializzate nel settore. I primi laboratori sorgeranno inizialmente all’interno di Progetto Manifattura, l’hub green di Trentino Sviluppo a Rovereto, e saranno affiancati dai TESSLAB, orientati alla sostenibilità in mobilità, energie rinnovabili ed efficientamento energetico. In un secondo momento il Polo Idrogeno avrà una sua sede indipendente, che sarà costruita ex novo all’interno della ex officina della ditta Arcese, sempre a Rovereto.
L’infrastruttura di ricerca
Il Polo Idrogeno sarà uno strumento fondamentale per la costruzione di un ecosistema locale di sviluppo e manifattura delle tecnologie, che avrà un forte potere attrattivo nei confronti delle imprese. Il nuovo hub sarà dotato di 4 laboratori (3 dedicati a materiali avanzati, batterie e idrogeno, più un laboratorio di supporto per lavorazioni meccaniche, elettriche e chimiche) che saranno in grado di rispondere alle vaste esigenze industriali della filiera. Le 5 aree di sviluppo includeranno:
- Energia verde e idrogeno: ricerca su materiali e tecnologie per celle a combustibile, elettrolizzatori e sistemi di stoccaggio
- Batterie avanzate: sviluppo di nuove soluzioni, come le batterie a stato solido, per migliorare densità energetica e sicurezza
- Sistemi di monitoraggio e controllo: grazie alla collaborazione con il Centro Digital Industry di FBK, verranno sviluppate soluzioni intelligenti per applicazioni industriali, edilizie, energetiche e di mobilità
- Sensori innovativi: in sinergia con il Centro Sensors and Devices, si lavorerà su sensori miniaturizzati per monitorare qualità e sicurezza dell’idrogeno, supportando anche standard e normative
- Materiali innovativi: ricerca su nuovi materiali per migliorare le prestazioni, ridurre costi e uso di materiali critici, con applicazioni in processi elettrochimici, accumulo energetico, membrane, elettroliti, rivestimenti e materiali nanostrutturati
Impatto e ricadute
La nuova infrastruttura, come abbiamo visto, attirerà aziende e investimenti grazie a un ambiente altamente qualificato e sinergico. Andrà a posizionarsi all’interno di un settore, quello delle batterie e dell’impiego dell’idrogeno, che ha un potenziale mercato globale di 2.200 miliardi di dollari entro il 2028 (fonte IRENA, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili). Il Centro Sustainable Energy sarà il fulcro dell’hub e lavorerà per massimizzare il suo impatto sul territorio attraverso collaborazioni con il settore industriale e attività di comunicazione e divulgazione. Il Polo Idrogeno contribuirà infine a promuovere la sostenibilità e la cultura del Net Zero Carbon, coinvolgendo anche settori tecnologici affini grazie a competenze e infrastrutture condivise.