Acquacoltura sostenibile: la tecnologia di UniTrento vola in Scozia
Novembre 2021

L’acquacoltura del futuro è a terra. Può sembrare un paradosso, ma allevare pesci in vasche controllate anziché in mare aperto può essere una soluzione ecologica, sostenibile e attenta al benessere degli animali. Tutto questo, però, a patto che sfrutti un sistema di ricircolo dell’acqua poco energivoro e che non utilizzi sostanze chimiche inquinanti. Una tecnologia “green” per la depurazione dell’acqua è il fulcro del progetto EIT Food “Sustainable Aquaculture” vinto dall’Università di Trento in collaborazione con la Fondazione HIT – Hub Innovazione Trentino e che consiste in un particolare filtro che funziona unicamente con luce solare e ozono. È parte del progetto anche l'azienda scozzese FishFrom, che ha messo a disposizione i propri allevamenti di salmoni per permettere ai ricercatori trentini di testare sul campo il dispositivo e di studiarne gli effetti sul benessere dei pesci. L'obiettivo finale di FishFrom, da tempo indirizzata verso un'acquacoltura socialmente, ecologicamente e finanziariamente sostenibile, è quello di arrivare a un prodotto finito, pronto all'uso, da commercializzare in tutto il mondo. Da sottolineare il fatto che la tecnologia non si fermerà di certo in Scozia, ma potrà essere utilizzata anche in Trentino in diversi contesti, quali la troticoltura o il trattamento dei reflui industriali. 

Una soluzione green

Il progetto nasce a gennaio 2021 tra le mura del DII (Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Trento) dove un team di ricercatori, guidato da Francesco Parrino e Annachiara Berardinelli, decide di partecipare al progetto europeo EIT FOOD “Sustainable Aquaculture”. L’idea dei ricercatori è quella di presentare alle imprese europee interessate al miglioramento dei propri processi di acquacoltura, un filtro per i sistemi a ricircolo continuo che, per purificare l’acqua, utilizza l’ozonizzazione fotocatalitica. Si tratta di una soluzione efficace e altamente ecologica perché tramite l’uso di luce solare e in condizioni ambientali molto blande di temperatura e pressione ambientale, riesce a formare specie altamente ossidanti in grado di degradare sia le sostanze organiche inquinanti, sia gli agenti e i microrganismi patogeni presenti in acqua. Al progetto si interessano subito l’azienda scozzese FishFrom, con cui nasce una fruttuosa collaborazione, e l'Università di Bologna, che permetterà di testare la tecnologia su branzini e orate italiani.

 

Ozonizzazione fotocatalitica: l'intervista a Francesco Parrino

 

 

Benessere dell'animale e feedback del consumatore

Il progetto affronta vari aspetti. Il primo, gestito dal gruppo di Francesco Parrino, è incentrato principalmente sullo sviluppo della tecnologia e sullo studio degli effetti chimici che l'ozonizzazione fotocatalitica induce nell'acqua degli allevamenti. Il secondo, che è affrontato in particolare dal gruppo guidato da Annachiara Berardinelli (che fa parte anche del Centro Alimenti Agricoltura Ambiente), riguarda in particolar modo invece il benessere dell’animale. Attraverso telecamere e sensori di movimento verrà infatti monitorata l’attività di nuoto dei pesci, per capire in che modo questo tipo di tecnologia influisce sulla loro salute. Ma non solo. Il team di ricerca valuterà inoltre il cambiamento delle qualità nutrizionali e organolettiche del prodotto che si andrà a consumare in tavola, seguendo anche l’intero ciclo di commercializzazione e vendita. L’ultimo step, infine, sarà dedicato al consumatore e coinvolgerà il Dipartimento di Sociologia e ragione sociale dell’ateneo trentino, i cui ricercatori studieranno il comportamento degli acquirenti circa i temi della sostenibilità e del benessere animale.

 

Benessere degli animali e salute del consumatore: l'intervista a Annachiara Berardinelli

 

 

HIT, un partner prezioso

Nel progetto Hit - Hub Innovazione Trentino ha avuto un ruolo fondamentale, ovvero quello di supportare l’università nella definizione della proposta all’interno della comunità food dell’istituto europeo per l’innovazione tecnologica. Come ente di sistema per la ricerca e l’innovazione trentina, la Fondazione ha il compito infatti di presiedere i network internazionali, intercettare le opportunità più interessanti, dialogare con chi coordina le varie piattaforme e cogliere in anticipo le prospettive di finanziamento dei vari bandi. Un aiuto fondamentale ai ricercatori in tutte quelle fasi in cui non hanno competenze specifiche, in modo che possano concentrarsi appieno sulle tecnologie che stanno sviluppando. 

 

Trasferimento tecnologico: l'intervista a Silvio Antonioni