L'editing genomico di Alia Therapeutics

L’aria è fresca e luminosa. La luce al neon si riflette sugli strumenti di lavoro che riempiono la sala. Camici bianchi. Guanti di lattice. Un grande frigorifero per tenere a temperatura controllata decine di provette.

È in questo laboratorio del Cibio, il Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata dell’Università di Trento, che nel 2018 un team di ricercatori ha deciso di fondare Alia Therapeutics, la prima azienda in Italia specializzata nell’editing genomico.

Ed è proprio qui, nel laboratorio al piano -1 del Polo Ferrari a Povo (dove l’azienda svolge ancora le proprie attività di ricerca) che decidiamo di incontrare il co-fondatore e CTO di Alia Therapeutics: Antonio Casini.

Sono passati 5 anni da quando il progetto, nato in ambito accademico, è diventato a tutti gli effetti un’idea di business di successo. In questi 5 anni l’azienda è cresciuta e ha raccolto importanti investimenti da gruppi pubblici e privati. L’ultimo in ordine di tempo, guidato da Sofinnova Partners, si è chiuso in aprile e ha portato nuovi fondi che permetteranno all’impresa di fare un salto di qualità, con un nuovo amministratore delegato, un assetto aziendale ridisegnato e la possibilità di espandere il team di ricerca portando a bordo nuovi talenti e competenze.

Una storia, quella di Alia Therapeutics, che siamo orgogliosi di ripercorrere assieme, perché si intreccia a doppio filo con il sistema trentino dell’innovazione. Un sistema fatto di università, centri di ricerca, aziende, enti e istituzioni che lavorano assieme per dare vita e nuova linfa a idee e progetti di valore. Che spesso, come in questo caso, sono destinati a cambiare il mondo in meglio. 



Intervista ad Antonio Casini, co-fondatore e CTO di Alia Therapeutics

Di cosa si occupa Alia Therapeutics?

Noi ci occupiamo di gene editing e, in particolare, sviluppiamo degli strumenti che ci permettono di correggere mutazioni genetiche nelle cellule degli individui e curare le malattie che queste mutazioni generano. Nello specifico il nostro obbiettivo è quello di scoprire delle nucleasi della famiglia CRISPR che siano particolarmente adatte all’utilizzo in clinica e che presentino meno rischi nei pazienti.

Quando parliamo di CRISPR a cosa ci riferiamo?

La CRISPR è una tecnica di gene editing che permette la correzione mirata di una sequenza di DNA attraverso l’utilizzo di particolari proteine, che funzionano come delle forbici molecolari. Sono in grado di tagliare il DNA nel punto desiderato, permettendoci di eliminare o sostituire sequenze dannose. 

Su che tipologia di malattie genetiche state lavorando?

In questo momento ci stiamo occupando di malattie dell'occhio, ma il nostro obbiettivo è quello di fare in modo che questa tecnologia sia applicabile a tutte le malattie genetiche. Per farlo, abbiamo sviluppato una piattaforma che ci permette di isolare e scoprire nuovi strumenti.

Quando nasce Alia Therapeutics?

L’idea di Alia Therapeutics è nata nel 2017. Partecipando alle conferenze scientifiche ci siamo accorti che anche il mondo dell’industria iniziava ad essere veramente interessato alle tecnologie in ambito CRISPR che stavamo sviluppando nel laboratorio guidato dalla professoressa Anna Cereseto. Da lì il passo è stato breve e nel 2018 abbiamo fondato l’azienda.

Come sono stati i primi anni?

Abbiamo subito partecipato al Bootstrap, il percorso di accelerazione per startup innovative di Hub Innovazione Trentino, che l’anno successivo è poi coinfluito nel programma Trentino Startup Valley, gestito insieme a Trentino Sviluppo. Ci è stato molto utile perché ci ha fornito le competenze per pensarci imprenditori e diventare per davvero un’azienda.

Da lì siete partiti e non vi siete più fermati.

Esatto. Nel 2019 abbiamo ottenuto il nostro primo investimento, che è stato guidato da BiovelocITA, il primo acceleratore italiano specializzato in biotech con sede a Milano, a cui  ha partecipato anche Trentino Invest, che ha creduto nel nostro progetto. Negli anni seguenti abbiamo ottenuto altri investimenti, fino ad arrivare a quest’ultimo di aprile: 4,4 milioni che ci daranno le risorse per fare un vero salto di qualità.

Qual è il vostro rapporto con il Trentino?

Abbiamo un rapporto molto stretto con il territorio e in questa fase abbiamo deciso di rimanere in Trentino. Innanzitutto perché nasciamo come spinoff dell'università, che nel nostro ambito è veramente un'eccellenza a livello nazionale. Anche per il futuro stiamo guardando con molto interesse agli sviluppi della realtà biotech sul territorio. Il progetto di creare un nuovo Polo tecnologico a Rovereto dedicato alle Scienze della vita è un forte segnale della volontà della Provincia di investire in ambito biotech e va incontro ad una delle nostre più grandi esigenze: quello di trovare degli spazi adeguati dove continuare a crescere ed espanderci.

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